
HO SCORSO i diciannove minuti di un video del documentarista Gianfranco Mingozzi. Scene parossistiche sul rito della Taranta, dal profondo senso del dolore, con il commento di Salvatore Quasimodo e la consulenza di Ernesto De Martino. «La Taranta è il ragno mitico, che morde simbolicamente e dà col suo veleno turbamenti fisici e dell’anima», dice un fotogramma introduttivo. Il tarantismo ebbe origine dalla contaminazione di riti orgiastici nell’alto medioevo, perpetuati sino in età moderna, quando la chiesa alle speranze di guarigione degli ossessi offrì l’intercessione di San Paolo. Il video nasce dal fondamentale saggio “La Terra del Rimorso”, con il quale Ernesto de Martino ha rilevato questo fenomeno culturale e religioso tipicamente meridionale. Alla sua figura di etnologo Sergio Todesco ha dedicato la mostra che, nella Biblioteca Regionale, restituisce l’intensità degli studi a cinquant’anni dalla morte. Un “coup de foudre” che Sergio alimenta sin dagli anni universitari. Mi mostra la collezione bibliografica esposta nelle teche, le riviste illustrate, le foto in bianco e nero dal sapore antico dei pannelli, le citazioni. Palesa uno slancio di fierezza intellettuale per la famosa collana viola, riunita volume dopo volume ricorrendo al mercato antiquariale. Ernesto De Martino curò con Cesare Pavese l’opera editoriale per Einaudi: temi di antropologia, psicologia, storia della religione, al tempo una scoperta per i più. Mi parla dello studioso, che intraprese ricognizioni nel sud Italia, attorniandosi di uno psichiatra, un medico, una psicologa, un’antropologa culturale, un musicologo. E in un flash capisco la passione di una vita, quella di Sergio e del suo maestro Ernesto.